MINERALOGIA E GEOLOGIA
Erica, una vispa ed attenta bambina di 8 anni, ad un certo punto, porge al gruppo con cui viaggiamo, una domanda spontanea ma per nulla scontata: ma questo gesso è quello che si usa sulla lavagna? Più o meno sì, visto che di mezzo c’è la trasformazione dell’uomo.
Il Gesso è un minerale composto da solfato di calcio biidrato CaSO4·2(H2O). Per poterlo utilizzare nelle sue forme merceologiche, va però estratto e cotto a calore moderato (80°-150° C). Questo processo, detto calcinazione, produce la perdita di circa il 75% di acqua, ottenendo gesso anidro, detto anidrite. A questo punto può diventare il nostro bel gessetto da lavagna, nonchè materiale per edilizia (es cartongesso). Erica, però, ha avuto la fortuna di vedere il gesso nella sua forma più bella, la Selenite, cioè la varietà cristallina, che, in natura, si presenta in scaglie traslucide e per questo impiegate dai greci nella produzione di lastre trasparenti da utilizzare come vetro. La luce quasi lunare che da esse traspariva, fece guadagnare a questo minerale proprio il nome della luna, selene in greco.
La storia geologica della Vena del Gesso merita davvero un approfondimento. E’ una storia piuttosto recente da un punto di vista geologico in quanto ha inizio “solo” 5,9 milioni di anni fa, nel Miocene Superiore e, più precisamente, nel Messiniano, quando già circolavano rinoceronti, ippopotami, maiali, giraffe, cammelli, lama e cervi molto simili alle specie odierne. Per cause ancora dibattute, si verificò la chiusura di quello che diverrà lo stretto di Gibilterra. Il Bacino del Mediterraneo, così isolato dall’Atlantico, andò incontro ad un progressivo essicamento oggi conosciuto come la “crisi di salinità del Messiniano”, una delle più grandi catastrofi naturali della storia del Mediterraneo. In pratica, il Mediterraneo diventò un enorme salina, sul cui fondo precipitarono sali come gesso, salgemma e cloruro di potassio. Proprio il rinvenimento di quest’ultimo nelle porzioni apicali dei carotaggi eseguiti nei sedimenti evaporitici presenti in mare, portò gli studiosi a concordare che il Mediterraneo arrivò al totale essicamento, poichè è l’ultimo sale a deporsi.
Per produrre la Formazione gessoso-solfifera che si estende dal Piemonte sino alla Sicilia e alla Libia e di cui la Vena del Gesso Romagnola è solo una porzione emersa, occorsero almeno 15 cicli di essicamento, alternati ad altrettanti cicli di riapertura dello stetto di Gibilterra, nell’arco di alcune centinaia di migliaia di anni. Il risultato è un’alternanza di gessi (primari e secondari) e argille azzurre, poggianti una preesistente formazione marnosa. E’ un’emozione ritrovarsi a camminare sui gessi, meno sulle marne, molto meno sulle argille, da evitare accuratamente nei giorni di pioggia. Noi non abbiamo potuto scegliere e nei quattro giorni di pioggia del nostro viaggio siamo sprofondati letteralmente nel fango.
Oggi, la formazione gessoso-solfifera tra il torrente Sillaro e il torrente Lamone è interamente protetta all’interno del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, istituito nel 2005 dalla regione Emilia Romagna. Fa eccezione la zona di Monte Tondo, ancora interessata dalle attività estrattive che danno da mangiare, però, a circa 200 famiglie della zona. Proprio in questa zona gli escursionisti devono prestare molta attenzione poichè in caso di nebbia i dislivelli artificiali della cave potrebbero nessere fatali.
Scarica la carta della zonizzazione del Parco
CARSISMO, SPELEOLOGIA E….NUVOLE 2018
Il gesso è solubile per cui le rocce della Vena del Gesso Romagnola sono estremamente carsificabili per effetto delle precipitazioni. Tutta la zona é caratterizzata da diffusi fenomeni carsici superficiali (valli cieche, doline, forre, forme erosive, campi solcati) e profondi (inghiottitoi, risorgenti, abissi e grotte anche di notevole sviluppo).
Le condizioni climatiche avverse e la nebbia non ci hanno consentito una visione completa della zona durante le escursioni, per cui siamo riusciti a scorgere solo in modo approssimativo le forme carsiche superficiali come, ad esempio, le doline (depressioni del terreno a forma di imbuto che terminano con un inghiottitoio, attraverso il quale l’acqua penetra in profondità, seguendo percorsi ipogei imprevedibili). E’ possibile vedere qualche campo solcato qua e là (microforme carsiche dette anche “scannellature di corrosione”) e molto suggestiva dovrebbe essere la Forra del Rio Basino che, tuttavia, non abbiamo raggiunto per via del sopraggiungere del tramonto.
Per quanto riguarda le grotte, molto bella è la pubblicazione “Le grotte nella Vena del Gesso romagnola” a cura del Centro Culturale “M. Guaducci” di Zattaglia che consigliamo di scaricare e sfogliare (SCARICA IL PDF).
Sono due le grotte visitabili dai turisti all’interno del Parco della Vena Romagnola. La grotta più famosa è sicuramente la Grotta del Re Tiberio nei pressi di Borgo Rivola (LEGGI IL CAPITOLO 5). Un’altra grotta parzialmente turistica, la Tanaccia è situata nei pressi di Brisighella e consente a tanti di scendere facilmente in profondità ed è, quindi, meta di periodiche ed affollate visite guidate (per prenotare una visita guidata potete contattare Ivano Fabbri al numero 339-2407028). Ma nella Vena del Gesso sono state scoperte oltre duecento grotte, per una lunghezza totale di sviluppo che supera i 40 km.
Questa è solo la premessa per poter introdurre “Nuvole 2018″, la 25esima edizione del raduno internazionale di speleologi che quest’anno ha registrato 2.500 partecipanti da tutto il mondo a Casola Valsenio dall’1 al 4 novembre 2018 grazie all’Associazione Speleopolis, nata a Casola per promuovere proprio la diffusione della speleologia. Il raduno torna ciclicamente in questo piccolo paesino dal 1993, anno di fondazione di questa iniziativa. Speleopolis ha lavorato così bene che il comune di Casola Valsenio nel 2010 ha ricevuto dalla Società Speleologica Italiana il riconoscimento di SPELEOPOLIS, Città amica degli speleologi!
Qualche chicca dell’edizione 2018: lo Speciale Cuba (in cui sono stati presentati i progetti di collaborazione tra speleologi cubani e italiani, risalenti addirittura al 1999), lo Speciale Guinea (incentrato sulle bellezze dell’esplorazione di quest’isola gigantesca), l’incontro sulle Sentinelle del Clima (grotte come avanguardie del cambiamento climatico) ed altro ancora.
Vi segnalo, quindi il sito http://www.speleopolis.org dove poter leggere lo statuto, informarvi sulle attività sociali e scoprire i dettagli del raduno internazionale appena concluso.
APPROFONDIMENTI
Franco Ricci Lucchi
Origine e storia del Gesso
Gian Battista Vai
Un ponte tra Africa e Europa, aperto a Oriente – I fossili della Vena del Gesso
Gian Battista Vai
Età e durata dei Gessi romagnoli – L’orologio Astronomico in competizione con quello atomico
Gian Battista Vai
Dal fondo delle lagune ai crinali appenninici – La storia deformativa dei gessi
Stefano Marabini
Le acque minerali
Gian Paolo Costa, Paolo Forti
Il paesaggio nei gessi – Le forme carsiche superficiali – Le Microforme carsiche superficiali – Il carsismo profondo – I principali meccanismi di formazione delle grotte – Le forme carsiche sotterranee – I depositi fisici e chimici
Luciano Bentini
Storia delle esplorazioni speleologiche e idrologiche dai precursori ad oggi
Gian Paolo Costa
Itinerario carsico sui Gessi di Brisighella; La Tanaccia; La Tana del Re Tiberio; Il Parco Carnè; La Grotta di Onferno
I CAPITOLI DELLA NOSTRA AVVENTURA NEL PARCO DELLA VENA DEL GESSO ROMAGNOLA
3 Replies to “VGR Capitolo 1: Geologia e Carsismo, Speleologia e NUVOLE 2018”