Valmalenco: Il Ghiacciaio Fellaria (+/- 800 m)

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Quella al Ghiacciaio Fellaria è l’escursione più gettonata nel momento. Nei gruppi social per appassionati di trekking non si parla d’altro e le splendide foto condivise, ormai quotidianamente, sono un incentivo più che giustificato a domandarsi “Ma io sono l’unico che non è ancora stato sul Fellaria?” Questo incredibile tam-tam sui social ha due aspetti. Il primo è che orde di escursionisti affrontano 5-6 ore di trekking sotto il sole con poche informazioni, scarso allenamento e ridotta attitudine ai percorsi in quota (si raggiungono i 2.600 mentri). Il secondo è che, di mese in mese, l’aggiornamento delle foto pubblicate sui social,  ci mette al corrente di quanto rapidamente il ghiacciaio si stia modificando. Perchè è questo il punto: il ghiacciaio Fellaria sta morendo. Il tempo stimato perchè l’intero complesso scompaia è di 15 anni. La consapevolezza sui danni del climate change amplifica ulteriormente il tam-tam e, tra i commenti, il più frequente che ci capita di leggere è “Sbrigati ad andare prima che non rimanga più nulla!”. Ed è proprio questo lo stimolo che ci ha convinti a visitare un giorno di luglio 2020 il capezzale di questo grande gigante malato.

Parlare di Ghiacciaio Fellaria è una semplificazione. Immaginate un incredibile deserto ghiacciato sulla Alpi, al di sopra dei 3.500 metri, dal quale emergono le più importanti cime del Gruppo del Bernina. Ebbene, questo gigante bianco è la Vedretta di Fellaria situata sull’Altopiano di Fellaria, in alta Val Malenco orientale, in zona Diga di Alpe Gera, Lanzada (SO). Ma da questo altipiano, in realtà, scendono tre grandi colate:

  1. Il Vadret da Palù, oltre il Passo Gembrè, che scende verso la Svizzera e la Val Poschiavo;
  2. La Vedretta Orientale di Fellaria che scende verso sud;
  3. La Vedretta Occidentale di Fellaria che scende verso sud/sud- ovest.

La Vedretta orientale ed occidentale fino agli anni ’30 costituivano un unico fronte che occupava la testata dell’Alpe Gera. Ora sono separate dall’imponente scoglio roccioso del Sasso Rosso che, oggi, regala incredibili rocce montonate. Terminano ciascuno con una seraccata le cui acque di fusione originano due laghetti, molto piccolo quello della Vedretta Occidentale, medio-piccolo ma spettacolare quello della Vedretta Orientale.
La meta della nostra escursione è proprio il Laghetto della Vedretta Orientale di Fellaria e per raggiungerlo solcheremo il famoso Sentiero Glaciologico, dedicato a Luigi Marsen, uno dei pionieri della moderna glaciologia. Questo sentiero permette di introdurre con consapevolezza escursionisti, visitatori e turisti alle peculiarità dell’ambiente glaciale.
Il sentiero è di impegno medio, ma la quota, sommata alla lunghezza del percorso, lo rende ai più un sentiero impegnativo. Ecco perchè abbiamo preparato una scheda che, speriamo, possa esservi di aiuto per un’autovalutazione prima di partire.

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Consigli Pratici

Quella che state per affrontare è un’escursione meravigliosa che solo la solitudine può ulteriormente valorizzare. Essendo meravigliosa ma alla portata di molti, è una meta molto frequentata. Perchè condividerla con centinaia di escursionisti quando con un po’ di sacrificio, potrete vivere un’esperienza indimenticabile, portando a casa foto impeccabilmente prive di ominidi? Dalle 12.00 in poi, nelle giornate con meteo favorevole, il laghetto del Fellaria si trasforma in una sorta di bagno di Rimini. Bruciati dal sole di mezzogiorno con tanto di UV che a 2.600 metri sono implacabili, orde di escursionisti accaldati risale l’ultima faticosa morena come in una processione della Settimana Santa. Alcuni vi si avventurano addirittura verso le  13.00 o le 14.00 con lo stomaco riempito dal Rifugio Bignami. Facce stravolte, gente che starnazza chiamandosi da un livello all’altro, aspiranti Ferragni che impallano l’obiettivo della fotocamera con pose improponibili in bilico sugli iceberg. Ma anche no, siete d’accordo? Ecco alcuni consigli pratici per evitare tutto questo.

Orario di partenza
Insindacabilmente dovrete trovarvi in cima alla Diga dell’Alpe Gera entro le ore 8.00. Alcuni decidono addirittura di raggiungere questo punto di osservazione prestissimo per godere l’attimo dell’alba. Arriverete al Rifugio Bignami tra le 9.00 e le 9.30 a seconda di quanto tempo avrete dedicato alla fotografia. Mezz’ora di acclimatamento con colazione, due foto e via verso il ghiacciaio. L’obiettivo è di arrivare sulla sponda del Laghetto non più tardi delle 11.30. A quest’ora avrete tutto il tempo per godervi il panorama e scattare delle foto senza orde di escursionisti. Pranzo leggero e rientro alle 12.30, giusto in tempo per vedere l’inizio dell’invasione degli ultracorpi.
Altro motivo per arrivare presto alla diga: il parcheggio. Al nostro ritorno alle 15.30 era strapieno! Rischiate di dover parcheggiare alla Diga di Campo Moro allungando il percorso di 3 km.

Pernottamento
Per rispettare questa tabella di marcia le alternative sono queste: 1) svegliarsi alle 5.00 del mattino ed affrontare due o tre ore di auto; 2) vivere a Sondrio che dista comunque un’oretta dalla diga; 3) dormire la sera prima in Valmalenco o in prossimità di Sondrio (si veda a fondo pagina il nostro suggerimento); 4) Dormire in rifugio; 5) piantare le tende alla base della diga (dubito sia consentito ma di igloo ne abbiamo visti…e noi non vi abbiamo detto niente!).

Abbigliamento
Alle 8.00 del mattino di una giornata senza nuvole, c’erano solo 8° C presso la diga. La giornata si è presto riscaldata e la temperatura si è fatta decisamente  estiva, anzi molto calda. Non dimenticate che state andando verso un ghiacciaio a 2.600 metri, quindi abbigliamento a cipolla e nello zaino strati termici per ogni cambio di meteo.

Protezioni individuali
Indispensabili in caso di sole e non solo: occhiali da sole, cappello, crema anti UV, burro cacao o crema per le labbra. Se possedete i bastoncini da trekking, portateli con voi. Scarponi adeguati, no scarpe da ginnastica.

Alimentazione ed acqua
Il punto ristoro, cioè il Rifugio Bignami (m. 2.389), dista solo un’ora dal parcheggio e un’ora scarsa in discesa dal ghiacciaio. Il nostro consiglio è di fare una colazione di rinforzo al rifugio al mattino, mantenersi leggeri al ghiacciaio con uno snack, frutta secca o disidratata, ecc…ed eventualmente pranzare al rifugio in discesa. Il rifugio fa due turni per il pranzo. Portarsi almeno 1 litro di acqua. Doverosa una bella birra al rientro in rifugio! Mettete anche in conto che in quota lo stomaco possa chiudersi e non abbiate alcuno stimolo della fame (a me capita oltre i 2.300 metri). In questo caso cercate almeno di bere.

Meteo
L’intero percorso e’ da affrontare con buone condizioni meteo e di visibilita’ perchè occorre prestare particolare attenzione ad alcuni tratti esposti (assolutamente non pericolosi con meteo favorevole). Cercate di scegliere una giornata tersa e la vostra fotocamera vi ringrazierà a vita!

Avventurarsi sul ghiacciaio
No, non è possibile, non avventuratevi sul ghiacciaio senza l’accompagnamento di una guida alpina o comunque senza l’adeguata preparazione o attrezzatura.

Chi può salire?
Potenzialmente tutti, in pratica l’autovalutazione è importante. E’ un sentiero di montagna, per soli escursionisti, quindi niente nonna o zio in sandali. Non è la gita del pic nic in cui portare l’amico che non ha mai camminato, è un’escursione impegnativa, lunga, e, soprattutto, in quota e chi non è allenato proverà molto affanno dal rifugio in poi.

Bambini
Di bambini al Laghetto non ne ho visti, mentre il prato intorno al Rifugio Bignami  è molto affollato di famiglie nel pomeriggio. Se i vostri figli non sono camminatori abituali, eviterei di portarli al ghiacciaio perchè il percorso è lungo ed impegnativo. Comunque anche arrivare solo al rifugio è di grande soddisfazione per i bambini.

Cani
Nessuna difficoltà riscontrata dal nostro Jack Russel. Acqua assente nella prima parte del percorso, mentre abbondante dal rifugio in poi. Tenere il cane sotto controllo soprattutto all’Alpe Fellaria per la presenza di altri animali.


Il parcheggio: Diga di Alpe Gera, Lanzada (SO)

Da Sondrio prendere la SP15, arrivati presso località Vassalini girare a destra e seguire per Lanzada. Da qui seguire la strada passando per le località di Ganda, Vetto, Tornadri, da dove la strada comincerà a salire con dei tornanti e gallerie per poi raggiungere Valbrutta. Da qui seguire indicazioni per Campo Moro.

Esistono tre parcheggi. Il primo è proprio presso la diga di Campo Moro ed è il più comodo per raggiungere il Rifugio Cà Runcasch e il Rifugio Cristina. Vi accorgerete di essere arrivati per il brulicare di auto ed escursionisti già alle 8.00 del mattino. Questo parcheggio trae in inganno gli escursionisti diretti al Rifugio Roberto Bignami e al Ghiacciaio Fellaria i quali, credendo di essere arrivati, parcheggiano, allungando di 3 km (A/R) il percorso. Superatelo! Alla fine della diga di Campo Moro c’è il secondo parcheggio, quasi sotto la diga di Alpe Gera. E’ il parcheggio più indicato per lasciare l’auto. C’è un terzo parcheggio proprio a ridosso del muro della diga ma per raggiungerlo occorre percorrere una strada sterrata, valutate, quindi, se la vostra auto è idonea.

Il parcheggio è gratuito (aggiornamento luglio 2020).
Aggiornamento estate 2021: mi segnalano che il parcheggio è ora a pagamento, costa € 6,00 per tutto il giorno oppure si può pagare a ore. Macchinette presenti in loco, preparatevi le monete.

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Tappe del percorso

1° PARTE – 1h/1h e 30′
Parcheggio Diga di Alpe Gera
(m. 2.000) –> attraversamento muro della diga –> Rifugio Bignami (m. 2.389)

2° PARTE – 2h/2h e 30′

Rifugio Bignami (m. 2.389) –> Alpe Fellaria (m. 2.401) –> Sentiero Glaciologico L. Marson – bolli blu (percorso C ) –> Lago del Ghiacciaio Fellaria Orientale (m. 2.585)

Varianti:
Sentiero Glaciologico L. Marson
– bolli blu (percorso A ) – 1h e 30′ – Lago Fasso, Fellaria Ovest (m. 2.638)

Sentiero Glaciologico L. Marson – bolli blu (percorso B ) – 2h – valle del Fellaria Ovest

3° PARTE – 1h e 30’/ 2h

Rientro per il sentiero dell’andata

Variante:
Lago del Ghiacciaio Fellaria Orientale (m. 2.585) –> Sentiero Glaciologico L. Marson-bolli blu (percorso C ) –> Alpe Fellaria (m. 2.401) –> Rifugio Bignami (m. 2.389) –> Alpe Gembrè (m. 2.213) –> Diga di Alpe Gera (m. 2.000) – 1 h in più

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1° PARTE: dalla Diga dell’Alpe Gera (m. 2.000) al Rifugio Roberto Bignami (m. 2.389)

Il sentiero parte proprio dalla diga di Alpe Gera (m. 2.000), ovvero la diga in esercizio più alta d’Italia, con un’invaso della capacità massima di 68 milioni di m3.

Dal parcheggio si imbocca la rampa della diga che conduce alla parte sommitale. Qui, un camminamento rettilineo accompagna sull’altro versante, cioè da dove parte il nostro sentiero per il Rifugio Bignami (m. 2.389). Sono due, in realtà, i sentieri che portano al rifugio. Quello di sinistra, guardando il nord, è il più semplice e breve (1h/1h e 30′ a seconda del passo), mentre quello di destra, che passa per l’Alpe Gembrè, è più lungo e più faticoso (1h e 30’/2h a seconda del passo). Il girolago viene calcolato, comunque, in 2h e 30′.

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La vista del bacino dell’Alpe Gera al mattino presto, con il Ghiacciaio Fellaria e le vette del Gruppo del Bernina a fare da sfondo, è una sorpresa. E’ decisamente inusuale avere il privilegio di osservare così bene la meta di un’escursione già alla partenza. Alle ore 8.00, un’unica cascata centrale solca la grande muraglia che delimita il laghetto della Vedretta del Fellaria Orientale. Nel pomeriggio, l’intera falesia sarà un colabrodo, solcata da così tante cascate che la consapevolezza degli effetti del climate change non vi abbandonerà più.

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Il sentiero, come anticipato, comincia alla fine del camminamento in cima alla diga ed è un lungo e comodo traverso che in circa un’ora vi farà guadagnare i primi 400 metri di dislivello fino al poggio roccioso su cui sorge il già visibile Rifugio Bignami (m. 2.389).

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Concedetevi una sosta prolungata al rifugio, magari con una fetta di torta. Il rifugio ha un terrazzino sul retro con vista sul Fellaria che è uno spettacolo. Una buona mezz’ora vi consentirà anche di acclimatarvi meglio perchè, se non particolarmente allenati, alcuni di voi proveranno un po’ di affanno a percorrere i successivi 200 metri di dislivello sino alla quota di m. 2.600. Approfittatene per raggiungere il punto panoramico di fronte al ghiacciaio e scattare delle belle foto. Potete individuare il punto grazie all’ometto di pietra con le bandierine tibetane.

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2° PARTE: dal Rifugio Bignami (m. 2.389) al Laghetto del Fellaria Orientale (m. 2.585)

Dopo la pausa al rifugio, proseguire verso ovest (ovvero verso sinistra) e raggiungere la vicina Alpe Fellaria (m. 2.401).

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Al termine delle baite dell’Alpe Fellaria (m. 2.415) si prosegue in leggera pendenza, poi in piano ed infine in leggera discesa per raggiungere il torrente di fondovalle dove c’è un bivio.  Proseguendo diritto lungo la traccia che sale verso ovest, finirete alla Forcella di Fellaria (1h e 30′) o al Rif. Carate Brianza (2h e 20′). Dovete invece guadare e portarvi sulla sponda opposta in quanto è necessario attraversate la valle per raggiungere la meta. Puntate visivamente sempre il Fellaria Orientale, cioè guardate sempre il nord.
Poco più avanti una palina segnaletica indicherà il sentiero da seguire, cioè il Sentiero Glaciologico L. Marson e i bolli blu vi guideranno tra le rocce. Sono presenti anche diversi ometti (forse non in tutte le stagioni). Dopo il secondo guado, attenzione a mantenervi sul tracciato basso a destra. Ne esiste uno più marcato e verticale che sale e che noi abbiamo seguito erroneamente (nell’immagine dove abbiamo scritto NO).

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Uno scatto della valle appena lasciata alle spalle, vi aiuterà a capire il tragitto di attraversamento. Come potete vedere, l’erba lascia sempre più spazio alla roccia e al pietrame. Si prosegue su un traverso poco pendente.

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Si cammina al cospetto di incredibili rocce montonate, cioè levigate dal ritiro del ghiaccio, fino a una piana detritica (m. 2.500 metrica.). E’ presente un ponticello in legno posizionato per oltrepassare un vigoroso torrentello. Lungo il percorso vedrete delle paline che indicano le diverse morene prodotte nel tempo dal ritiro del Fellaria.  Esempio: Morena tardiglaciale (8000 a.C. circa), Morena laterale (1860 ca.) Piccola Età Glaciale, Segnale riva del 1947 (fronte a 25 metri).

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Ancora uno sguardo alle nostre spalle verso la Vedretta di Fellaria Occidentale, alla cui base si intravede un piccolo lago.

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La salita si fa a questo punto più ripida e faticosa dovendo risalire una morena su terreno sconnesso. Per via dell’altitudine, potreste provare un po’ di affanno, in questo caso procedete piano concedendovi delle piccole pause per acclimatarvi ed idratarvi.
Si giunge infine nel punto più alto (m. 2.600 ca) da cui ammirare finalmente il Lago del Fellaria Orientale, disseminato di piccoli iceberg. Molto probabilmente verrete accolti da forti boati e fragore di slavine di neve. E’ il ghiacciaio che sta morendo.

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Godetevi il panorama, seguite una traccia di sentiero che procede sulla destra ed infine scendete verso le sponde del lago, facendo un pieno di meraviglia. La pausa pranzo con vista ghiacciaio non è per tutti.

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3° PARTE: dal Laghetto del Fellaria Orientale (m. 2.585) al Parcheggio

Il rientro avviene lungo il medesimo sentiero dell’andata in un paio d’ore scarse. I più allenati potranno allungare la giornata seguendo una di queste varianti:

Sentiero Glaciologico L. Marson – bolli blu (percorso A) – 1h e 30′ – Lago Fasso, Fellaria Ovest (m. 2.638)

Sentiero Glaciologico L. Marson – bolli blu (percorso B) – 2h – valle del Fellaria Ovest

Rifugio Bignami (m. 2.389) –> Alpe Gembrè (m. 2.213) –> Diga di Alpe Gera (m. 2.000) – 1 h in più

Il rientro riserva comunque un’altra sorpresa: il colore verde del Lago di Alpe Gera al pomeriggio raggiunge tonalità incredibili (la foto non è stata ritoccata).

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Dati riepilogativi del sentiero

Punto di partenza: Parcheggio Diga di Alpe Gera, Lanzada (SO)
Punto di arrivo: Ghiacciaio Fellaria, lingua orientale
Quota minima: 2.000 m
Quota massima: 2.596 m
Dislivello: +/- 800 m
Distanza: 13,5 km (A/R)
Percorso: andata e ritorno per lo stesso sentiero
Tempo in movimento: 5h (A/R)
Tempo con le soste: 7h 15′ (A/R)
Pranzo: Rifugio Roberto Bignami (m. 2.389) – chiusura a metà settembre

Per ricevere la traccia GPS scrivete a oggiescoblog@gmail.com.

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Il Ghiacciaio Fellaria visto dal drone


Dove mangiare e dormire

RIFUGIO ROBERTO BIGNAMI
Lago di Alpe Gera, 23020 Lanzada SO
Tel: +39 0342 45 11 78
Mob: +39 340 54 02 100
info@rifugiobignami.it
SITO WEB
Pagina Facebook
Il rifugio, inaugurato nel 1957, è intitolato a Roberto Bignami, consigliere della sezione del CAI di Milano tragicamente scomparso nell’attraversamento di un torrente durante la marcia di avvicinamento al monte Api (m. 7132, in Nepal) nel contesto della spedizione Ghiglione del 1954. Fu la madre a volere la sua edificazione, nel 1957.

Il Rifugio offre 70 posti letto, divisi in camerette da 2, 4 e 5 letti, e camerate da 7, 11 e 22 letti. E’ possibile avere il bagno in camera come sul piano. Il Rifugio è approvvigionato per mezzo di elicotteri da trasporto merci. La struttura segue un’etica molto forte in materia di inquinamento, infatti il rifugio è totalmente autosufficiente ed ecologico. L’energia elettrica è fornita dai pannelli solari, il riscaldamento è a legna e l’acqua arriva direttamente da una fonte minerale che garantisce acqua potabile al rifugio. I rifiuti vengono smaltiti a valle secondo la raccolta differenziata comunale.

Chiusura a metà settembre

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APPARTAMENTO LE CHALET
Via Monaci, 11, A23010 Albosaggia SO
Tel: +39 0342 212466
Mob: +39 3315765928 (Roberto)
info@bbcaviro.it
E’ una validissima alterantiva appena sopra Sondrio, da cui dista 10 minuti. Perfetta soluzione per 4 persone, in quanto dotata di 1 camera matrimoniale ed un letto a castello da 1 piazza e mezzo. Veranda con griglia! In 4 abbiamo speso 85,00 Euro + 10,00 Euro per il cane.

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