Questo itinerario ad anello che parte da Borgo Tossignano per 17 km, permetterebbe di scoprire un altro ambiente geologico affascinante del Parco, cioè gli spettacolari anfiteatri calanchivi a nord della Vena del Gesso. I calanchi sono una forma geomorfologica prodotta dall’erosione di terreni argillosi degradati e con vegetazione assente per il dilavamento delle acque. Trattasi di profondi solchi contigui, spesso a ventaglio, lungo i quali l’argilla scende sempre di più proprio perchè non trattenuta dalla vegetazione. I calanchi sono per questo in continuo assottigliamento e smottamento e alcuni fanno derivare questa voce proprio da. lat. chalare nel senso di “distaccare, abbassare, sciogliere”.
Scrivo “permetterebbe” poichè di fatto non è più sicuro percorrere questo sentiero per la presenza a Budriolo di una stalla presidiata da 5 maremmani molto territoriali ed aggressivi, autori di diverse aggressioni ad escursionisti e loro cani.
La giornata non era cominciata bene e una pioggia costante ci ha fatto dirottare su Imola nella speranza di un miglioramento dopo pranzo ed un miglioramento minimo c’è stato davvero, tanto che abbiamo raggiunto Borgo Tossignano per cercare di percorrere almeno una porzione ridotta dell’anello. Arriviamo a Borgo all’una e mezza passata e parcheggiamo proprio davanti ad una trattoria con il caminetto acceso. Ci vuole proprio tanta voglia e passione per pensare anche solo un istante di camminare sotto la pioggia anzichè mettere le gambe sotto al tavolo al caldo. Io e il Fabio già pregustiamo l’ammutinamento quando scopriamo invece che nessuno del gruppo ha intenzione di rinunciare al proprio panino. Ci si incammina quindi, tristi e mesti, alla ricerca di un bar dove potersi sedere in cambio di una birra (fredda!). Pessimismo e fastidio. Ma eccola là, alla fine della via, proprio lei, l’osteria dei nostri sogni, l’Osteria Due Marie. Il capo gruppo ci concede 30 minuti di libertà, entriamo come due pulcini orfani e bagnati e chiediamo all’oste la possibilità di pranzare in mezz’ora. Anche Yuma, bagnata ed infreddolita, lo guarda languida. E il Flavio, l’oste, dice “ma certooooo”. Via la giacca di Gore-Tex, via lo strato termico, via la cuffia ed arriva il vino della casa (Sangiovese) e subito dopo i cappellacci di trevisana, ricotta e scamorza, fatti in casa.
Mentre mangiamo, intravvediamo il Flavio in cucina che tira l’impasto, quello bello giallo da un uovo per ogni etto di farina. Ci spiega, poco dopo, che l’enorme impasto, servirà per produrre proprio i cappellacci per la sagra “Baccanale 2018”, quest’anno dedicata al latte. La sagra viene organizzata ogni anno dal comune di Imola e coinvolge i ristoranti di tutta la zona che propongono menù a tema. Conta complessivamente 122 appuntamenti: incontri, tavole rotonde, spettacoli, mostre mercato, degustazioni, cene a tema, ecc. La sagra terminerà il 25 novembre per cui siete ancora in tempo!
Flavio, una volta scoperto il nostro itinerario, ci avverte di non proseguire oltre Casa Debolezza, a causa dei maremmani pericolosi e si dilunga nel racconto di una serie di aggressioni passate e recenti ad escursionisti e loro cani che sono costate diverse denunce al pastore, senza però alcun esito. A monte dei maremmani, il problema però sono i lupi che sono tornati a colonizzare l’Appennino. Non esistono dati precisi sul territorio regionale o provinciale perché da qualche anno, per motivi economici, sono cessati i relativi censimenti, ma sulla Vena del Gesso dovrebbero esserci comunque 3-4 branchi, ognuno dei quali composto mediamente da 4 o 5 individui, quindi una ventina di esemplari al massimo. Le prede naturali, come cinghiali e caprioli, a volte non bastano e sono stati registrati nel 2017 attacchi a greggi di pecore. L’unico cane pastore in grado di tenere testa ad un lupo è il maremmano abruzzese soprattutto se inserito in un branco simile a quello dei lupi, cioè con cani di età e sesso differente con posizioni gerarchiche diverse. Il branco, come quello dei lupi, ha così una forte componente istintuale-intuitiva ed allo stesso modo segue una strategia d’attacco simile a quella dei lupi. Non deve, quindi, sorprendere il fatto che questi animali, sempre più diffusi dove sopravvive la pastorizia, vengano lasciati liberi in prossimità delle stalle dove difendono il territorio attaccando chiunque e qualunque animale. Di pari passo con la colonizzazione dell’Appennino da parte dei lupi, c’è, quindi, l’aumento della diffusione dei maremmani con tutto quello che comporterà per i percorsi escursionistici in termini di sicurezza.
Dopo brevissimo consulto col gruppo, si è deciso quindi di ripiegare su un percorso minore, sotto una pioviggine costante, attraverso campi arati e saturi di acqua che ci hanno fatto sprofondare letteralmente nel fango sino al il Monte Vanedola. Da qui, lungo una deviazione sempre per campi, siamo ridiscesi al Fiume Santerno, che abbiamo costeggiato, incontrando numerosi fagiani, sino alla zona industriale e da qui all’auto.
In rosso sottile l’anello del Monte Penzola e in rosso spesso il nostro giretto.
Dislivello in salita: 320 m
Dislivello in discesa: 470 m
7 km
Tempo in movimento: 2 h
Tempo totale: 2 h e 30′
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INFORMAZIONI UTILI
Osteria Due Marie
Viale Marconi, 43
40021 Borgo Tossignano BO
Telefono: 0542 94097
http://www.osteriaduemarieborgotossignano.it
Baccanale Imola e Dintorni
3-25 novembre 2018
https://www.baccanaleimola.it/
One Reply to “VGR Capitolo 3: l’Anello del Monte Penzola…anzi no (+320m)”