Valceresio (VA): le cave abbandonate della Pietra di Viggiù

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Quella alle Cave di Viggiù, in Valceresio, nell’area del Piambello, in provincia di Varese, è un’escursione di grande soddisfazione sia per il fascino degli ambienti che per l’incredibile storia che hanno da raccontare. E’ sufficiente dedicarvi meno di un’ora, visitando per esempio la più nota delle cave, quella in località Valera, per capire l’importanza disattesa di un sito che, invece di essere annoverato tra i monumenti naturali italiani, è in evidente stato di abbandono. Intendiamoci, questo riconoscimento non sarebbe comunque garanzia di ripristino della sicurezza degli ambienti o della loro valorizzazione storica. Per esempio, poco distanti da qui, tra Malnate (VA) e Cagno (CO), le Cave di Molera sono state riconosciute come monumento naturale nel 2015, eppure, oggi, il loro ingresso è interdetto da un’ordinanza comunale e il Sistema Naturalistico abbandonato a se stesso (LEGGI LA NOSTRA ESCURSIONE ALLE CAVE DI MOLERA).
Visto che occorre poco tempo per visitare la cava in località Valera, il nostro consiglio è di abbinare la visita ad una di queste altre attività:

  • visita al Museo dei Picasass di Viggiù;
  • escursione della durata di 4 ore al sistema di fortificazioni della Linea Cadorna, realizzate sulla dorsale del Monte Orsa – Monte Pravello che domina Viggiù (LEGGI LA NOSTRA DESCRIZIONE)

Se, invece, siete pigri ma curiosi, guardatevi almeno la testimonianza del cantautore Davide Van De Sfroos



La Pietra di Viggiù

Perchè queste cave sono così importanti? Perchè lo sono state per quasi 1.000 anni. La storia geologica e geomorfologica dell’area del Piambello ha lasciato in eredità a questo territorio due aspetti fondamentali per il suo sviluppo economico:

  • la presenza di numerose varietà di rocce calcaree facilmente lavorabili e al tempo stesso resistenti, concentrate in una vena estesa da ovest ad est, da Induno a Brenno Useria, Viggiù, Saltrio, fino ad Arzo, in territorio Elvetico.
  • le vie d’acqua per il trasporto dei blocchi che venivano faticosamente trasportati con carri e buoi sino a Capolago, sulle rive del lago di Lugano, e da qui, su barconi e chiatte, sino a Ponte Tresa, poi sul fiume Tresa sino a Luino e, attraverso il fiume Ticino ed alla rete di canali navigabili, fino Milano, Pavia, Novara ed altre città.

Ma una buona eredità geologica è forse sufficiente a dare impulso economico ad un territorio? Certo che no, ci vuole la domanda. E allora che cosa ha dato davvero impulso alla coltivazione di questi materiali? La diffusione dello stile Gotico in Italia. Occorreva istruire i fedeli, per lo più analfabeti, alla lettura della Bibbia. Nascono, quindi, le Bibbie di Pietra, per lo più scolpite su porte e portali per raccontare le storie dell’Antico Testamento. Contemporanemente alla ripresa dello studio del corpo umano, arrivano anche le figure umane autonome, con la spigolosità delle forme e con tratti che tradiscono l’inquietudine spirituale del tempo, insomma, niente a che vedere con la perfezione dell’armonia della scultura classica, ma tant’è, questo c’era e di questo hanno approfittato gli abitanti del Piambello e, in particolare di Viggiù, Saltrio e Brenno, che sono divenuti in breve tempo dei cavatori e scalpellini rinomati.

Pensate a quante professioni si avviarono: I cavatori (picaprèda), i tagliapietre, scalpellini (picasàss) e gli scultori. I picasass, a loro volta si specializzarono in quadratori, ornatisti o scultori.

A differenza delle cave di “Granofiro di Cuasso” (una roccia cristallina e quindi completamente diversa), situate a nord del Poncione di Ganna, che  erano tutte a cielo aperto, quelle della Pietra di Viggiù erano coltivate tutte in galleria, con un inclinazione di 30°-40°. La lavorazione avveniva inizialmente in superficie ma via via procedeva in pendenza verso il basso, rendendo sempre più difficile il trasporto in superficie dei blocchi. Ecco perchè la lavorazione avveniva direttamente in galleria e da qui usciva già il blocco sgrossato e delle dimensioni richieste dallo scultore. Lavoravano tutti insieme e in cava: picaprèda e picasàss. Più era piccolo e già lavorato il blocco e più facilmente usciva dalla cava. Per evitare i crolli delle volte, i picaprèda lasciavano a distanza calcolata dei pilastri alti anche 6 metri. L’effetto che si ha oggi entrando nelle cave è, quindi, quello di una grande cattedrale, debolmente illuminata e vagamente inquietante perchè non se ne percepisce la fine in profondità.
IMG_20190216_154700Nell’arco di un millennio, intorno a Viggiù, sono state aperte 16 cave di calcarenite della miglior qualità. Esiste un percorso che unisce le cave in 40′ di cammino che, tuttavia, non abbiamo testato (sentiero verde 12) ma solo visualizzato su una mappa che abbiamo trovato su una bacheca informativa in cima al Monte Pravello. Tutte le cave sono state abbandonate intorno agli anni ’70 per cui, se decideste di entrare, sarebbe a vostro rischio e pericolo.
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Esempi di varietà e relativi prodotti

  • Viggiù: pietra piombina, la più resistente e adatta all’edilizia;
  • Viggiù: pietra grigia e rossetta, per ornati, e pietra gentile, per rivestimenti, duttile allo scalpello e resistente nel corso degli anni, ottima per esecuzioni decorative fini;
  • Colle Sant’Elia di Viggiù: il “Fior di Sant’ Elia” calcare dalle tonalità chiare;
  • Saltrio: pietra bianco bigia, per vasche da bagno, esportata in tutta l’Italia settentrionale; la pietra cinerina, per decorazioni; la pietra nera, per monumenti sepolcrali;
  • Arzo: pregiato marmo di Arzo, rosso o bel ghiaccio, per la realizzazione di arredi di interno;
  • Brenno: pietra grigia di Brenno, sfruttata nel corso dell’intero Ottocento per la decorazione di prestigiosi sedi pubbliche private milanesi e piemontesi.

Opere realizzate utilizzando la pietra di Viggiu

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Come arrivare alla cava in Località Valera

Le cave non sono segnalate.
Impostate il navigatore QUI, in via Carrà 9 a Viggiù. Lasciate l’auto a lato strada dove non da fastidio. Proseguire a piedi seguendo i cartelli per i civici 9-9A-11-13-18 e mantenere la rotta che non potete perdere perchè l’alternativa è entrare in casa di qualcuno.
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Quando arriverete al primo bivio, tenete la sinistra costeggiando una recinzione di rete metallica verde.
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Al secondo bivio, tenete la destra, costeggiando il muro a secco, sino all’ingresso della cava.
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A questo punto potete decidere di entrare a vostro rischio e pericolo, con l’utilizzo, naturalmente, di una torcia. Se avete un caschetto, portatevelo, non si sa mai.
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4 Replies to “Valceresio (VA): le cave abbandonate della Pietra di Viggiù”

  1. Grazie mille Emilio, siamo rimasti un po’ bloccati col blog per via di un trasloco impegnativo ma speriamo di rimetterci in pari con gli articoli. Buon anno!

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  2. Complimenti, sto pianificando un itinerario che possa permettere alle persone di raggiungere le cave di Viggiù, saltrio e Arzo e userò parte delle vostre info per costruire l’itinerario. Siete stati anche in quelle più basse? quella nella quale si entra da sopra e si esce da sotto. Ciao Andrea

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  3. Ciao Andrea, abbiamo visitato solo quelle descritte ed abbiamo anche faticato a trovarle visto che, ovviamente, manca completamente la segnaletica. Tieni presente che le abbiamo visitate al termine di un trekking sul Monte Orsa, quindi a fine giornata. Dovrebbe esserci un percorso che collega le varie cave ma noi non l’abbiamo trovato. Se vuoi compagnia in un’ulteriore esplorazione ci aggreghiamo volentieri. Scrivici su oggiescoblog@gmail.com

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