Veneto da scoprire: Le Grotte del Caglieron, un paradiso sotterraneo alle porte di Treviso

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Le Grotte del Caglieron sono il luogo perfetto per regalare soddisfazione ed emozione a quegli escursionisti che preferiscono vivere la natura più da esploratori all’Indiana Jones che da alpinisti alla Messner. Ok, lo ammetto, ho un po’ esagerato, non c’è niente di avventuroso in questa gita dove tutto è organizzato e guidato in sicurezza, ma sulla prima parte non ho mentito: regala davvero emozioni.
Dove si trovano? Le Grotte del Caglieron si trovano in Provincia di Treviso, a Fregona, in località Breda,  non lontano da Vittorio Veneto, città famosa per l’omonima battaglia della prima guerra mondiale in cui la vittoria dell’esercito italiano su quello austro-ungarico, decretò la resa austriaca e la fine della guerra. Le grotte si trovano, inoltre, ai piedi del Cansiglio, il bellissimo altopiano delle Prealpi Bellunesi, famoso per la sua foresta ed oggi oggetto di incursioni da parte del lupo e dell’orso.
Ultima informazione introduttiva: le Grotte del Caglieron non sono propriamente grotte o, per lo meno, non sono solo grotte. Vediamo il perchè.


Il Parco delle Grotte del Caglieron

Il Parco delle Grotte del Caglieron non esiste ancora, le pratiche sono in corso, ma non esiste una gestione “parco” nè un progetto specifico avviato. Eppure il sito è stato sapientemente allestito e manutenuto dall’amministrazione comunale di Fregona, affiancata dall’Associazione Pro Loco che si fa carico delle informazioni ai turisti, per mezzo del sito web e dell’ufficio aperto nel centro del paese.
IMG_20190224_111817Le Grotte del Caglieron sono un complesso naturalistico composto da una serie di cavità in parte di origine naturale e in parte artificiale che si sviluppano lungo il torrente Caglieron. La cavità naturale è costituita da una profonda forra incisa dal torrente su strati alternati di conglomerato calcareo, di arenarie e di marne del Miocene medio. Le cavità artificiali sono costituite, invece, da imponenti cave in galleria, coltivate, già dal 1500, per l’estrazione della vena di arenaria, nota come “Pietra Dolza”, cioè pietra tenera. Un comodo sentiero collega brevemente il parcheggio ad una suggestiva passerella in legno che conduce in  sicurezza il visitatore da una parte all’altra del torrente, consentendo di visitare alternativamente  le cave e la forra con le sue cascate e marmitte.
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Il nome “Caglieron” deriva molto probabilmente dalle “marmitte” presenti alla base delle cascate. Sono delle cavità semisferiche che richiamano la forma delle “cagliere”, cioè quei grandi pentoloni di rame dove un tempo si faceva il formaggio e la polenta. L’alternanza di rocce a differente resistenza meccanica e chimica, come le arenarie a cemento calcareo, più tenere rispetto ai conglomerati calcarei, unitamente all’azione di acque vorticose e al tempo stesso aggressive perchè ricche in CO2, sono stati i fattori che hanno contribuito all’incisione della stretta forra a balzi. L’alternanza delle conche e delle cascate è, infatti, strettamente connessa alla stratigrafia: le conche e le marmitte negli strati più teneri e le cascate negli strati più duri. Osservate, se possibile, i grossi ciottoli sferici depositati sul fondo delle marmitte. Durante le forti precipitazioni, la violenza dell’acqua li fa rotolare sul fondo e sulle pareti, con un forte effetto abrasivo che, nel tempo, ingrandisce sempre di più la marmitta con conseguente approfondimento della forra.

IMG_20190224_113251IMG_20190224_113306IMG_20190224_113705L’ambiente di grotta naturale è, quindi, quello più a valle della forra. Soffermatevi ad amminare le piccole sorgenti e gli stillicidi in più punti che fuoriescono da fratture. Grazie al notevole contenuto di calcare nelle acque, questo si rideposita sulle rocce, con formazioni di superfici concrezionate, stalattiti e stalagmiti. Si può depositare anche  sul muschio, fino a ricoprirlo interamente ed ostruendone le cavità alveolari. In questo caso si ha la formazione del travertino, una roccia calcarea, spungnosa e poco resistente.
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La Pietra Dolza

Se la parte più a valle della forra è quella più naturale, quella iniziale introduce il visitatore al mondo sotterraneo della coltivazione in galleria della vena di arenaria, la “Pietra Dolza” e non crediate che sia la parte meno interessante, tutt’altro.
Se provate a fare una ricerca su Google, non troverete nulla sull’estrazione della Pietra Dolza, non esiste alcuna documentazione storica scritta ma solo orale. E’ grazie ai racconti, anni fa, del Signor Arturo Breda, appartenente ad una storica famiglia di scalpellini che qui vissero e lavorarono alle cave, che oggi possiamo tramandare un pagina di storia di questo territorio. Altre testimonianze che ci aiutano a collocare nel tempo l’attività estrattiva di queste cave è il censimento di manufatti di questa arenaria nelle vecchie case e palazzi di Serravalle e Ceneda, riuniti nel comune di Vittorio Veneto il 22 novembre 1866 in omaggio a Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia. Si tratta principalmente di stipiti per porte e finestre, pietre angolari, coperture, scalini, cornici, ecc., rinvenuti anche a Fregona (chiesa e campanile), Sonego e Breda. L’inizio dell’attività degli scalpellini di Fregona è stata, così, collocata intorno al 1500. Sappiamo che venne praticata da tre famiglie, i Breda, i Ganbin e i Dei Tos, detti i “Guardiani” e che si concluse nel 1950.
Oggi con Pietra Dolza si intende solo il Torchiato di Fregona docg che la locale Cantina ha chiamato Piera Dolza, in omaggio alle Grotte del Caglieron, un vino passito prodotto esclusivamente nei comuni di Fregona, Cappella Maggiore e Sarmede secondo il rigido disciplinare della DOCG Colli di Conegliano. Ogni anno a Fregona, tra la fine di aprile e i primi di maggio si tiene nell’ambito della rassegna PRIMAVERA DEL PROSECCO la mostra di questo passito e di altre varietà della Docg Colli di Conegliano (info www.primaveradelprosecco.it).

La “pietra dolza” è un’arenaria composta da sabbia silicea cementata da calcare con un po’ d’argilla. Venne suddivisa dagli scalpellini in tre gruppi a seconda della durezza: 1) la pietra dolza tenera; 2) la pietra dolza dura; 3) il “medolaz”, la pietra dolza intermedia. La  “vena buona” è inclinata di 45° ed è intercalata ai conglomerati, grosso problema per i cavatori, in quanto materiale più duro ed inutilizzabile. L’asportazione avveniva lungo il piano di stratificazione sia in senso orizzontale che verso il basso stratigrafico. Si formavano delle gallerie lunghe una decina di metri, intervallate da alte colonne inclinate ortogonalmente rispetto al piano di stratificazione, come sostegno della volta. Il risultato è un ambiente quasi sacrale, una sorta di cattedrale sotterranea, resa ancora più suggestiva dalle acque di accumulo nelle porzioni più depresse. In cava venivano estratti i blocchi quasi della misura richiesta e sgrossati in loco. Il numeroso materiale residuo della lavorazione veniva impiegato nei muretti a secco mentre la sabbia di alterazione dell’arenaria veniva utilizzata come “detersivo” per lucidare i “ran”, le pentole, caliere, calierin, mestoli, in rame. Il conglomerato veniva saltuariamente coltivato per la realizzazione di mole per la macinazione del grano o del mais.
La prima grotta, la  Grotta dei Breda, è sicuramente la più suggestiva. Chiude il percorso la Grotta di Santa Barbara, non meno degna di nota e luogo di proiezioni didattiche e di eventi. Una curiosità è costituita dalla Grotta di San Lucio per l’affinamento del formaggio di grotta del Caseificio Agricansiglio (sbirciate attraverso la finestra e sentite che profumo!).
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L’Antico Mulino e il Museo dello Scalpellino

Usciti dalla forra, la passerella continua e conduce il visitatore all’Antico Mulino, risalente al XVI secolo, oggi Ristorante “Alle Grotte” da Nereo (riapre il 7 marzo 2019). Seguite le paline segnaletiche posizionate lungo sentiero e raggiungerete rapidamente anche il Mulinetto, con la grande ruota ancora funzionante (oggi viene usato come sede per mostre di vario genere). Risalendo il sentiero, raggiungerete il Borgo dello Scalpellino, costituito da due semplici e caratteristiche case rurali, che verranno destinate a Museo dello Scalpellino. Da qui si prosegue sino a sbucare sulla strada provinciale 151, dove si trova la Grotta  di Santa Barbara. Avete, così, concluso il giro.
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Informazioni pratiche

Il futuro Parco delle Grotte del Caglieron è visitabile tutto l’anno, in tutte le stagioni ma consigliamo di consultare il sito web per verificare eventuali chiusure eccezionali per motivi di sicurezza (ghiaccio o precipitazioni eccessive).

Per tutte le altre info e curiosità visitatre il sito della Pro Loco: www.prolocofregona.it/grotte-del-caglieron/


Parcheggio

Il Parcheggio è dotato di colonnina a monete (solo monete da 1 euro). Dal Parcheggio dovete raggiungere il ponte perchè è da qui che parte in discesa il percorso ad anello (passa sotto al ponte). I credenti di fede cattolica possono fare una sosta di preghiera alla piccola Grotta della Madonna, prima o dopo il giro.
Le Grotte del Caglieron si posso raggiungere anche a piedi, parcheggiando in piazza Maronese a Fregona (vicino al Cimitero) e percorrendo il sentiero 1037B Sentiero Pont de Fer (45 min.) Mappa sentiero


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2 Replies to “Veneto da scoprire: Le Grotte del Caglieron, un paradiso sotterraneo alle porte di Treviso”

  1. senza parole
    penso , prima che scoppi una guerra atomica e un disastro umano (cannibalismo) cotruirei una porta coi paesani,mettterei dellescorte alimentari e farei la mia residenza antiatomica ospitando tutto il paese. Sembra la caverna di Ali-Babbà senza il tesoro rubato, e che, i ladri si sono dimenticati di portare via la caverna che vale moooolto di più.

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