I laghi Briantei a sud e i due rami del Lago di Como ad est e ad ovest, delimitano il confine di un vasto territorio, definito Triangolo Lariano. In quest’area è stata rinvenuta la più alta concentrazione di “massi avelli” (circa 32 accertati), ossia misteriose tombe ad inumazione, a forma di vasca, scavate nei cosiddetti massi erratici, grosse pietre di origine glaciale.
Composti prevalentemente da “ghiandone”, una granodiorite a fenocristalli di K-feldspato proveniente dalla Val Masino, i massi erratici destarono subito interesse nell’uomo che colonizzò questo territorio, per l’evidente difformità petrografica rispetto alle rocce sedimentarie locali, per la loro grande dimensione, per l’abbondanza e diffusione che li rese dapprima “magici” e poi utili materiali da costruzione. Alla prima fase, quella magica appartengono i “massi avelli”. Successivamente, a partire dall’epoca romana, grazie alle loro ottime caratteristiche meccaniche e di durevolezza, queste pietre furono impiegate in molte città lombarde. A Milano, per esempio, se ne trovano nell’anfiteatro romano, nei pilastri della Loggia dei Mercanti e negli archi di Porta Nuova (XIII secolo). Ma all’occhio degli escursionisti lombardi più attenti, non sfuggirà la diffusione del ghiandone nelle fontane, nei lavatoi, nelle chiavi di volta degli antichi portoni disseminati lungo i vari sentieri.
Quella che vi presentiamo oggi è, quindi, un’escursione di notevole interesse geologico, storico e paesaggistico, per lo pù premiata da una doverosa sosta enogastronomica al Crotto Montepiatto che ha rinnovato la gestione a maggio 2018.
Partenza da Torno (CO), direzione Piazzaga, Montepiatto e rientro a Torno, lungo un’anello di 8,5 km.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
All’inizio del Quaternario, circa due milioni di anni fa, la Terra si godeva finalmente un po’ di relax ammirando soddisfatta il restyling delle terre e dei mari, il cui aspetto era praticamente quello attuale. Dalle nostre parti, il continente africano e quello euroasiatico si erano ormai abbracciati nel groviglio odierno di falde della catena Alpina e le terre comasche, ormai emerse, si godevano un po’ di pace. Dalle Alpi iniziarono a scendere verso la pianura grandi fiumi, incidendo valli profonde proprio dove oggi troviamo in fila i grandi laghi del nord Italia (Maggiore, Como, Iseo e Garda). Dalla Valtellina, il “paleoadda” scavò, per esempio, l’invaso del Lario. Ma ecco che, 600.000 anni fa, un forte raffreddamento climatico, coincidente con la prima glaciazione quaternaria, portò i ghiacci polari a ricoprire le terre oggi poste nelle regioni temperate. Le glaciazioni furono ben quattro (Gunz, Mindel, Riss e Wurm), intervallate da tre fasi interglaciali durante le quali le temperature aumentavano e i ghiacci si ritiravano. Questo tira e molla durò fino a 12.000 anni fa e portò a riempire di detriti le grandi vallate a “V”. Il ritirarsi dei ghiacciai si lasciò alle spalle ampie morene, valli con la classica forma ad “U” e consentì, infine, la deposizione dei grossi massi erratici, dopo una migrazione durata quasi 600.000 anni dalla Val Malenco e dalla Valchiavenna (serpentiniti) e dalla Val Masino (ghiandone e serizzo).
Et voillà…il materiale per i massi avelli è servito!
I MASSI AVELLI
La natura dei massi erratici, così aliena al territorio, fece sì che i nostri antenati li considerassero pietre magiche. Provate ad immaginare le comunità locali riunite intorno al fuoco intente a cercare di dare una spiegazione all’esistenza di queste grosse pietre: portate dai giganti? Dal diluvio universale? Eruttate dai vulcani? Spostate con incantesimi? Per secoli sono state fonte di superstizioni e credenze popolari ed è facile immaginare come siano divenute luoghi di culto. Rimane ancora oggi il mistero della loro storia, non ne conosciamo la datazione (nel corso dei secoli questi sepolcri furono spogliati di tutti gli oggetti custoditi) nè sappiamo quale fossero le popolazioni artefici. Si trattava certamente di tombe di personaggi di rango (capi guerrieri, sacerdoti), forse referibili alle popolazioni barbariche (goti, franchi) che, a cavallo del crollo dell’impero romano (sec. V-sec. VI d.C), si stabilirono in questo territorio. Le tecniche di lavorazione li collocherebbero comunque in epoca almeno romana e non precedente. Le loro caratteristiche per lo più comuni sono:
- la forma regolare tipo di vasca da bagno (diremmo noi oggi);
- una sorta di cuscino o gradino su cui si posava la testa del defunto;
- il bordo arrotondato per favorire l’appoggio del coperchio e evitare le infiltrazioni di acqua piovana;
- canaletti laterali per lo scorrimento delle acque piovane;
- una posizione spesso dominante il territorio non dirado orientata verso il sole a mezzogiorno.
L’ANELLO DEI MASSI AVELLI E DELLA PIETRA PENDULA
Torno (CO) è un caratteristico paesino del lago di Como, con un piccolo porticciolo delizioso raggiungibile con il traghetto di linea in partenza dall’imbarcadero di Como, sito a pochi metri dalla Stazione delle Ferrovie Nord. Questo trek è, quindi, fattibile anche per chi non è automunito. Nel caso arriviate con l’auto, è disponibile un parcheggio a due piani gratuito nei pressi del distributore Total, di fronte al quale troverete anche il bar per la colazione di rinforzo, nonchè l’inizio del sentiero per Piazzaga. Il consiglio, infatti, è di visitare subito al mattino i “massi avelli”, dislocati nei pressi delle Cascine di Negrenza e poi proseguire per Piazzaga (550m) e chiudere l’anello. Il sentiero è una bella mulattiera, manutenuta e dall’aspetto gotico per i suoi gradini regolari, calcarei, ricoperti da muschio.
Superate la Porta di Travaina (XIII-XIV secolo) che, come il borgo e il castello, fu coinvolta nella distruzione dell’11 giugno 1522, quando la città di Como, sforzesca e filospagnola, assalì il borgo filofrancese di Torno.
Al ponte in pietra, prendete la deviazione a sinistra seguendo le indicazioni per Negrenza, lungo questa sentiero si incrociano tre massi avelli. Il più spettacolare è sicuramente l’ultimo, l’Avello delle Piazze, scavato sulla sommità di un masso di ghiandone alto 3mt alla cui base è stata collocata una scala di legno che consente di salirci sopra.
Da qui è necessario tornare indietro ed esistono due possibilità: 1) lungo il sentiero dell’andata sino al ponte; 2) tornare all’avello di mezzo e prendere il sentiero che sale parallelo al primo e che in pochi minuti si raccorda con la mulattiera per Piazzaga (30′ di cammino da qui al borgo).
Solo 15′ di comoda strada vi separano, a questo punto, da Montepiatto (630 m) dove seguire le indicazioni “parco giochi” per raggiungere il Crotto Montepiatto dove pranzare al caldo di una stufa o nelle panche all’aperto in estate. Qui scoprirete la cucina della nuova gestione, inaugurata a maggio 2018, tradizionale ma non ordinaria, equilibrata, digeribile, insomma di un livello superiore. Consigliatissimi i pizzoccheri, le lasagne del crotto (con abbondante carne di maiale), i soufflè di stagione (nel nostro caso di zucca), lo stinco, le verdure al forno, una polenta uncia molto speciale e ottimi dolci. Assaggiando un po’ di tutto, con vino abbondante, la spesa è sui 25,00 euro a testa.
Seguite poi le indicazioni per la Chiesetta dedicata a Santa Elisabetta perchè è in una splendida posizione panoramica. E’ dotata di alcune panche dove consumare eventualmente il pranzo al sacco nei mesi miti.
Dal balcone panoraico della chiesetta, si dirama il sentiero che in pochi minuti vi porterà alla Pietra Pendula, un grande masso erratico, a forma di fungo, in bilico precario su di un altro sasso calcareo di dimensioni decisamente inferiori. Le sue dimensioni sono 2x3x4 mt ed il peso è 60 tonnellate.
A questo punto non rimane che scendere lungo la mulattiera che, in circa 30′ vi riporterà a Torno.
Dislivello in salita e discesa: 630 m
8,5 km
Tempo in movimento: 3 h
Vuoi ricevere la traccia GPS di questo percorso? Scrivi a oggiescoblog@gmail.com
DOVE MANGIARE
Crotto Montepiatto
Via Montepiatto 270, Torno, Como, Italy
Telefono: +39 031 419446
Email: info@crottomontepiatto.it
Sito web: http://www.crottomontepiatto.it
E’ gradita la prenotazione
(RIAPRE IL 3 APRILE 2019)