Alla scoperta dell’Adamello: la Val Adamè (+/- 800 m)

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Il Ghiacciaio dell’Adamello è considerato il più grande ghiacciaio delle Alpi italiane. Dislocato tra Lombardia e Trentino, si ramifica in diverse unità: Miller Superiore, Corno Salarno, Salarno, Adamé, Mandrone e Pian di Neve. Se lo osserviamo dall’alto può ricordare una grande piovra. Il corpo centrale è il ghiacciaio, ormai confinato tra i 2.550 e 3.530 metri di quota, mentre i tentacoli sono rappresentati dalle bellissime valli distribuite a raggera. Valli dall’inconfondibile morfologia glaciale, che si allungano per chilometri sino alla vedretta o ciò che ne rimane, ricche di sentieri per tutte le gambe, dai più semplici di valle sino ai più tecnici in alta quota.

A Ferragosto 2020, noi siamo partiti alla scoperta della val Adamè per tutta la sua lunghezza, compiendo un’escursione di 8,5 km e 800 metri di dislivello sino al Pian della Vedretta, a 2.300 metri circa, per scoprire che, qui, il ghiacciaio non esiste più.

Tutto l’Adamello è interessante dal punto di vista geomorfologico e naturalistico per via del ghiacciaio, ma questo vasto settore offre molto di più tanto da renderlo una meta completa per una vacanza di paecchi giorni. Basta pensare alla valenza storica dell’Adamello durante la Grande Guerra, che ha lasciato una fitta rete di strade, mulattiere e sentieri, per raggiungere gli avamposti, le trincee, le fortificazioni, nei luoghi più impervi dell’Adamello. Tra l’altro oggi, proprio a causa del rapido assottigliamento dello spessore del ghiacciaio, l’Adamello sta restituendo i reperti della Prima Guerra Mondiale alla memoria collettiva: intere baracche, indumenti, armi e toccanti oggetti personali. Alcuni itinerari storici potete trovarli QUI.

E che dire della geologia dell’Adamello? Cosa c’è sotto il ghiaccio o nelle rocce erose e levigate dal ghiacciaio? Ha forse dei confini strutturali? L’Adamello è un batolite, cioè un massiccio igneo, un’enorme intrusione magmatica di 670 km2 che che si è fatta strada dalle viscere più profonde in un periodo geologico relativamente recente, tra i 42 e i 28 milioni di anni fa. La roccia che compone l’intero batolite è un materiale lapideo unico, talmente unico da esser diventato riferimento scientifico per tutte le pietre simili del mondo e da aver dato loro il nome: la Tonalite. Questa roccia prende il nome, naturalmente, dal vicino Passo del Tonale. E’ un granito bianco, elegante, impreziosito cromaticamente da minerali femici di colore scuro (biotiti ed anfiboli), variamente distribuiti.

Quattro sono state le intrusioni magmatiche successive, di età via via più giovane verso il nord. Hanno sollevato e scardinato rocce metamorfiche antiche (rocce del basamento ercinico) e vasti affioramenti di rocce sedimentarie facenti parte della successione sedimentaria mesozoica. Le forze erosive hanno successivamente portato alla luce le intrusioni dell’Adamello, asportando gran parte delle coperture sedimentarie che lo ricoprivano.

Alle spalle del Rifugio Città di Lissone in val Adamè, alla fine delle scale dell’Adamè, soffermatevi ad osservare il cambio di aspetto delle rocce. A destra sono ben visibili delle rocce fortemente orientate in piani verticali. Siamo proprio nella zona di contatto tra il batolite e le successioni petrografiche preesistenti. In queste zone di metamorfismo definito, appunto “di contatto”, vengono ritrovati minerali e rocce molto interessanti (calcefiri, cornubianiti e skarns). Di recentissima scoperta è poi la presenza di importanti manifestazioni pegmatitiche, anche in Val Adamè. Poco o nulla si sapeva fino a poco tempo fa dell’esistenza di questi particolari giacimenti nell’area, ma grazie alla segnalazione di alcuni appassionati ricercatori di minerali locali, sono stati recentemente scoperti minerali unici per l’arco alpino, come l’elbaite (particolare specie di interesse scientifico e gemmologico del gruppo delle tormaline), la lepidolite (minerale del gruppo delle miche contenente litio), la morganite (varietà di berillo contenente cesio), e molte altre ancora oggetto attualmente di ricerca ed approfondimento scientifico.

Il Batolite dell’Adamello ha due importanti confini strutturali: la linea del Tonale a nord e la Linea delle Giudicarie ad est, due grandi faglie che, incrociandosi, hanno determinato la forma a cuneo dell’Adamello.  Tonale e Giudicarie sono i termini locali di un unico grande lineamento tettonico noto come Linea Insubrica, ovvero la “cicatrice” dello scontro tra placca europea e placca africana che ha portato alla nascita delle Alpi (sto naturalmente semplificando molto).

la nostra escursione in Val Adamè è in giallo tratteggiato

Con tutte queste doverose premesse, possiamo ora concentrarci sulla nostra escursione, la prima alla scoperta dell’Adamello.


Il parcheggio: Malga Lincino (m 1.603)

Per raggiungere questa incantevole valle occorre faticare non poco alla guida. Abbandonata la SS42 (Strada Statale del Tonale) che attraversa la Val Camonica, si raggiunge Cedegolo (BG), da cui parte la strada provinciale 6 che sale parallela al corso del Torrente Poia, raggiungendo l’abitato di Fresine, dove si stacca la strada che conduce ai villaggi di Isola, Ponte e Valle. Al termine dell’ultimo centro abitato, dopo la Pizzeria al Cervo, si prosegue per 3,5 km su strada stretta, ripida e tortuosa ove, nei 2 km finali dal Bar Stella Alpina in poi, si rende necessario addirittura fare manovra in corrispondenza dei tornanti. La strada termina alla Malga Lincino o, meglio, alla base della Teleferica, da dove parte il sentiero 15 (scale dell’Adamè).

Avete due possibilità di parcheggio:
1) Pacheggio gratuito (un po’ creativo in caso di affollamento) tra la malga e la teleferica. Solo per guidatori esperti.
2) Parcheggio gratuito in corrispondenza del Bar Stella Alpina. In questo caso dovrete aggiungere 2 km a piedi su asfalto in salita all’andata e 2 km a piedi in discesa al ritorno, cioè 4 km in più che si sommano ai 17 km dell’escursione.

In sequenza da sx a dx: Parcheggio Stella Alpina, Parcheggio Malga Lincino, Rifugio Città di Lissone, Rifugio Baita Adamè
Parcheggio presso la base della teleferica
Bar Stella Alpina

Tappe del percorso

E’ possibile suddividere l’escursione in tre tappe successive, ciascuna da 1 ora di cammino, a seconda del vostro allenamento, del meteo o di chi vi accompagna (es bambini): 1) Rifugio Città di Lissone; 2) Rifugio Baita Adamè; 3) Pian della Vedretta. Entrambi i rifugi offrono un pasto caldo in periodo di apertura.

1° PARTE: 1 ora e 400 m di dislivello per 2,5 km
Malga Lincino
(m. 1.603) –> sentiero 15 (scale dell’Adamè) –> Rifugio Città di Lissone (m. 2.020)

2° PARTE: 1 ora e 100 m di dislivello per 3 km
Rifugio Città di Lissone
(m. 2.020) –> Sentiero n. 1 S.I. (Sentiero Italia) –> Rifugio Baita Adamè (m. 2.107)

3° PARTE: 1 ora abbondante e 220 m di dislivello per 3 km
Rifugio Baita Adamè (m. 2.107) –> Sentiero n. 1 S.I. (Sentiero Italia) –> Sentiero 29 (destra orografica) o sentiero 30 (sinistra orografica) –> Pian della Vedretta (m. 2300 circa)

4° PARTE: 3 ore e 750 m di dislivello per 8,5 km
Il ritorno avviene per il sentiero dell’andata


1° PARTE: dalla Malga Lincino (m. 1.603) al Rifugio Città di Lissone (m. 2.020)

Dalla base della teleferica parte il sentiero 15, cioè le “Scale dell’Adamè“, un percorso a gradoni di pietra che permette di risalire i 400 metri del salto roccioso che separa il parcheggio dalla tributaria val Adamè. La maggior parte di questo ripido percorso a zig-zag è protetto da balaustre di legno, quindi è un sentiero sufficientemente sicuro. E’ percorribile calzando scarponi con suola adeguata (no scarpe da ginnastica a fondo liscio), da tutti coloro che abbiamo in corpo un buon allenamento ed esperienza in montagna. I gradoni sono a tratti scivolosi, soprattutto al pomeriggio e possono costituire un impedimento in discesa. Attenzione a portare bambini non allenati (gli scalini sono scaloni). Suggeriamo attenzione in caso di patologie a carico dell’articolazione del ginocchio. Il sentiero è completamente in ombra al mattino. Termina in corrispondenza dell’arrivo della teleferica che serve il Rifugio Città di Lissone (m. 2.020), da esso separato da un invaso artificiale che raccoglie le acque del torrente Poia. Questo è il punto da cui parte l’esplorazione della Val Adamè.


2° PARTE: dal Rifugio Città di Lissone (m. 2.020) alla Baita Adamè (m. 2.107)

Costeggiate l’invaso artificiale fino alla palina segnaletica che indica le svariate possibilità di percorsi (impegnativi) che questa valle offre. Noi proseguiamo dritti verso la Baita Adamè segnalata in 50′.

E’ questo il tratto più semplice dell’intera escursione, praticamente in piano. Si tratta di quasi 3 km di agevole sentierino per soli 100 metri di dislivello. L’escursionista comincia a prendere familiarità con l’evidente geomorfologia glaciale della valle ad U. I versanti mostrano i due livelli dell’erosione glaciale e, verso la testata della valle, già si intravede il circo.

A metà strada è presente una malga attiva. Tutto intorno ad essa, trovere animali d’allevamento liberi come vacche, vitellini, galline, maiali, cavalli. Sui versanti sono presenti greggi di capre condotte dai cani. E’, quindi, di fondamentale importanza tenere ben legati i vostri cani.

Proseguendo oltre, si guadagna un po’ di dislivello, raggiungendo un pietrone liscio dal quale si gode una bella visuale sul percorso appena compiuto. I numerosi escursionisti con i quali siamo partiti dal parcheggio si sono quasi completamente distribuiti lungo la valle. Inizia la solitudine.

Si prosegue sempre costeggiando il torrente Poia ed il Rifugio Baita Adamè è presto in vista. Qui molti decidono di fermarsi, pranzare ai tavoloni del rifugio (meglio prenotare) per poi rilassarsi lungo il torrente. Pochissimi decidono di proseguire verso il Pian della Vedretta (m. 2300 circa) e quando scriviamo “pochissimi” intendiamo meno di una decina.


3° PARTE: dal Rifugio Baita Adamè (m. 2.107) al Pian della Vedretta (m. 2300 circa)

Se siete sufficientemente allenati da riuscire a macinare altri chilometri, proseguite oltre la Baita Adamè per godere in pieno della solitudine che l’ultimo tratto di questa valle è in grado di regalare. Dal rifugio si dipartono due sentieri, uno sulla destra orografica (Sentiero Italia n. 1 + sentiero 29) e l’altro sulla sinistra orografica (sentiero 30). Entrambi si sviluppano paralleli al torrente Poia ed è indifferente scegliere l’uno o l’altro per risalire la valle. I due sentieri, ahimè, non si incrociano mai per l’impossibilità di guadare i turbolenti torrenti che raccolgono le acque del circo glaciale.

Il sentiero 30 si imbocca alla Baita Adamè voltando a destra. Conduce a m. 2.800 al Bivacco Ceco Baroni in 2h e 15′, un puntino arancione già visibile da lontano. È situato poco sotto la Bocchetta delle Levade, con bella vista panoramica sulla vallata e sulle cime che la circondano. È dedicato al sergente maggiore Francesco Baroni, mortaista della 54a Compagnia del Battaglione “Vestone che ha combattuto in Russia ed è stato ricordato nel romanzo Il sergente nella neve di Mario Rigoni Stern.

Il sentiero 29 è quello che abbiamo scelto noi. Dalla Baita Adamè si prosegue semplicemente dritto lungo il Sentiero Italia n. 1.  E’ inutile descrivere la meraviglia che regala questa valle, le foto parlano da sole.

Il sentiero, a questo punto, diventa sconnesso per la gran quantità di acqua che satura tutta la piana. Per questo motivo, gli scarponi a collo alto ed impermeabili sono sicuramente i più indicati.

Ad un certo punto il Sentiero Italia n. 1 devia sulla sinistra verso il Passo di Poia (m. 2.810) per raggiungere il Rifugio P. Prudenzini (m. 2.226). Noi proseguiamo dritto lungo il sentiero 29.

Tra un guado e l’altro, si procede tra i caratteristici detriti tonalitici, roccia di cui è composto tutto il batolite dell’Adamello. Il circo glaciale si manifesta sempre più in tutta la sua maestosità. Sembra quasi di toccarlo ma manca ancora molto.

Il torrente occupa buona parte della piana umida, a tratti limpido ed a tratti impetuoso con colore azzurro favoloso.

Ed eccoci a colmare l’ultimo tratto, quello più selvaggio, preistorico, roccioso, che ci ha condotto al Pian della Vedretta a 2.300 metri ca., vera soddisfazione di questo Ferragosto indimenticabile.
Sullo sfondo l’inconfondibile Monte Fumo (m. 3.241)


4° PARTE: Dal Pian della Vedretta (m. 2.300) al Parcheggio

Il sentiero del ritorno è il medesimo dell’andata. Avrete sicuramente meno vigore, fermatevi alla Baita Adamè per uno spuntino o una birretta prima di affrontare le scale dell’Adamè, davvero terribili alla fine di una giornata piena come questa. Noi, non lo nascondiamo, siamo arrivati davvero stravolti e la nostra espressione non nasconde la stanchezza 🙂


Dati riepilogativi del sentiero

Punto di partenza: Malga Lincino (BS)
Punto di arrivo: Pian della Vedretta
Quota minima: 1.600 m
Quota massima: 2.300 m
Dislivello: +/- 800 m
Distanza: 17 km
Percorso: andata e ritorno per lo stesso sentiero
Tempo in movimento: 6h 15′ (A/R)
Tempo con le soste: 8h 15′ (A/R)
Pranzo: c/o Rifugio Citta di Lissone, Rifugio Baita Adamè o al sacco

Per ricevere la traccia GPS scrivete a oggiescoblog@gmail.com


Dove mangiare e pernottare

RIFUGIO CITTA’ DI LISSONE
Scale dell’Adamè, 25040 Saviore dell’Adamello BS
Telefono: 
0364 638296
Cellulare: +39 347 3323864
rifugiolissone@gmail.com
Pagina Facebook
Profilo Instagram

Ex fabbricato Enel, venne usato come caserma e ricovero durante la Guerra Bianca in Adamello dal Secondo Corpo d’Armata Alpini. Nei primi anni settanta fu acquistato, ristrutturato e trasformato in rifugio dal C.A.I. Lissone da cui prese il nome. Bruciato nel 1986, è stato ricostruito e ampliato. L’inaugurazione del nuovo Rifugio “Città di Lissone” avvenne nel 1991.
Posti Letto: 70 Posti Pranzo: 60 Posti Tavola Esterni: 25 Posti Locale Invernale: 12

RIFUGIO BAITA ADAME’
Valle Adamè – Parco Adamello, 25051 Cedegolo BS
Telefono: 
0364 638296
Cellulare: +39 333 2039852
baitaadame@gmail.com
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Profilo Instagram

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