Il nome Pizzo Tre Signori è affascinante. Quando ero ragazza mi evocava scenari celtici da Highlander, ma recentemente ho aggiornato le mie fantasie alla Serie TV del Trono di Spade. E’ un bel nome, come lo sanno essere i nomi pieni di storia. Questo monte, infatti, separava un tempo lo Stato di Milano, la Repubblica di Venezia e il Canton dei Grigioni ed ancora oggi segna il confine tra le tre provincie di Lecco, Bergamo e Sondrio e separa le Orobie lecchesi, le Orobie bergamasche e le Orobie valtellinesi. Proprio alle pendici del Pizzo Tre Signori, all’alpeggio del Camisolo, è situato il Rifugio Grassi (1.987 m), che è il più occidentale tra i rifugi orobici. Noi lo abbiamo raggiunto partendo da Valtorta (BG) in val Brembana.
INGREDIENTI
Per realizzare questo trekking occorrono:
1) un meteo incerto ma tendente al brutto che vi faccia ripiegare sull’opzione “non facciamo gli eroi e cerchiamo un rifugio facile da raggiungere”;
2) una coppia di amici consenzienti che metta a disposizione la seconda auto.
Nonostante le previsioni apocalitiche, il meteo si è mantenuto bello e stabile e ci ha consentito di goderci il pranzo al sole e il pisolino sull’erba.
PROCEDIMENTO
Partite da casa vostra, ovunque essa sia, impostando il navigatore su “Valtorta“. Date appuntamento agli amici all’ingresso del paese, al parcheggio sottostante lo chalet dell’Ufficio Informazioni, stiracchiatevi e risalite a piedi verso la rotonda, imboccando via Roma. Lì troverete il bar, ristorante, albergo Pizzo Tre Signori dove farvi un buon cappuccino e brioches. Salite nuovamente in auto e seguite le indicazioni per Ceresola, impianti sciistici, ecc. Al primo vero tornante a gomito, a circa 1.020 metri di altitudine, parcheggiate la prima auto e compattate i due equipaggi sulla seconda auto. Vi accorgerete di essere nel punto giusto solo se sarà visibile la palina che indica il sentiero CAI 104A (sentiero del ritorno). Proseguite in auto sino al grande parcheggio degli impianti sciistici e abbandonate la seconda auto a quota 1.240 m. Qui dovete imboccare il sentiero CAI 104B che, in circa un’oretta, vi consentirà di raggiungere il sentiero CAI 101 che percorre il crinale che separa la val Brembana dalla Valsassina. Da qui al Passo del Toro (1.945 m) contate un’altra mezz’ora. La zona del passo è l’unica che presenta qualche tratto esposto, se proprio si vuole esagerare con le definizioni, ma troverete comunque delle catene di sicurezza. Da questo punto in poi calpesterete solo un continuo saliscendi di pratoni in alpeggio sino al Rifugio Grassi.
COTTURA
Esistono rifugisti di poche parole, bruschi, sbrigativi, preoccupati su come servire un’orda di escursionisti affamati. E poi ci sono i rifugisti del Grassi. Ci sediamo sulle panche al sole ed ordiniamo la pasta taleggio ed ortiche ma i tempi cominciano a dilatarsi e noi abbiamo fame. Capitano gli intoppi in cucina ma quando hai fame, monta l’impazienza, che è meglio non far degenerare in maleducazione visti i disagi di una gestione a 2.000 metri. E loro che fanno? Ci offrono un piatto di affettati e formaggi di malga ed un piattino di salsa verde col pane per scusarsi dell’attesa. Persone squisite e gestori attenti
DIGESTIONE
Cibo ottimo, vino in quantià e digestione lenta non rendono il ritorno lungo il sentiero CAI 104 e CAI 104A una passeggiatina. Percorso tranquillo tra pratoni sino alla Baita del Cavallero (1.600 m), il sentiero diventa più interessante quando comincia ad intersecare con continui guadi e ponticelli il Torrente della Valle del Borae prima e del Torrente Caravino poi. Si incontrano numerose pozze ricche d’acqua che devono, probabilmente, rendere queste vallette un paradiso in estate (da verificare la portata d’acqua però).
Dislivello in salita: 925 m
Dislivello in discesa: 1.209 m
12,3 km
28.500 passi
Tempo in movimento: 4 h e 30′
MAPPA DEL PERCORSO.
Andate sul Geoportale del CAI di Bergamo per vedere il profilo altimetrico ed aprire e scaricare la mappa di questo e di altri sentieri orobici (stampa PDF). Clicca QUI
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